Negli ultimi tempi il problema della Mielopatia Degenerativa (DM) è stato portato all’attenzione dei proprietari di Hovawart per varie ragioni.
Crediamo sia il caso di fare pubblicamente il punto della situazione, al fine di dare le corrette informazioni e sgomberare il campo da possibili fraintendimenti, visti anche i recenti accadimenti in campo internazionale.
Ci sembra anche l’occasione giusta per “rispolverare” tutto quello che è accaduto dal 2013 ad oggi, per fornire qualche informazione in più a quei proprietari che non sanno molto su questa malattia.

La DM è una patologia genetica neurodegenerativa frequente in alcune razze canine, che colpisce cani in età avanzata, manifestando deficit neurologici. Inizialmente il cane presenta debolezza agli arti posteriori che con il passare del tempo si trasforma in tetraplegia a tutti gli arti, fino ad arrivare alla morte.
A seconda se nel cane è o non è presente il gene mutato della Mielopatia Degenerativa, si possono avere soggetti cd. “affetti” e soggetti “esenti”. Ci sono, inoltre, soggetti “portatori sani” che possono trasmettere agli eredi il gene della DM, pur non manifestando la malattia.
È bene sottolineare che per i cd. “affetti” il rischio che la malattia si manifesti è alto, ma non è assolutamente detto che un soggetto che presenta il gene della DM si debba necessariamente ammalare.
Fortunatamente si tratta di una malattia genetica recessiva; ciò significa che utilizzando le combinazioni giuste nell’ambito della scelta dei genitori per una cucciolata, è possibile evitare la nascita di soggetti  cd. “affetti”.

All’insorgere nel nostro Paese nel 2013 delle prime problematiche legate alla DM, Hovawart Club Italia ha avviato senza indugio una campagna informativa e di sensibilizzazione tra gli allevatori affinché effettuassero i test genetici sui propri esemplari, al fine di scegliere gli accoppiamenti più idonei per evitare la nascita di cuccioli affetti da DM.
Inoltre, per approfondire le tematiche legate a questa malattia allora poco conosciuta, alla fine del 2013 ha dato il via ad una Ricerca, denominata “Progetto Nebbia”, in collaborazione con i Professori Gualtiero Gandini e Fabio Gentilini, ricercatori dell’Università di Bologna (Unibo).

I risultati scaturiti nell’ambito del Progetto Nebbia in questi 4 anni sono stati rilevanti:
non solo è stato confermato che purtroppo anche nell’Hovawart è presente il gene legato alla DM, ma specialmente nella nostra razza sono state addirittura identificate altre due mutazioni vicine a quella più nota e associata alla malattia.
Questa importantissima scoperta, pubblicata dai ricercatori nel 2015 e resa nota in occasione del Raduno IHF di S. Rossore (Settembre 2015), ha fornito, ad esempio, una risposta scientifica ad alcune incongruenze che erano emerse in passato tra i risultati di test effettuati da laboratori diversi sullo stesso cane e di conseguenza ha spinto alcuni laboratori a modificare il procedimento di esecuzione del test sulla DM. 

HCI ha inoltre valutato insieme a Unibo, tra il 2016 e 2017, come proseguire con la ricerca, coinvolgendo proprietari di Hovawart potenzialmente affetti da DM affinché si rivolgano all’equipe del Prof. Gandini per diagnosticare o meno l’insorgenza della malattia. A tale scopo sono stati appena perfezionati una convenzione tra HCI e Unibo e un accordo tra HCI e quei Soci che decideranno di aderire alla Ricerca, sottoscrivendo il protocollo che permetterà loro di ricevere da HCI il rimborso parziale delle spese sostenute.

Per quel che riguarda invece la prosecuzione della ricerca dal punto di vista genetico, nel corso del 2017 il Prof. Gentilini ha effettuato un test pilota, con esito positivo, al fine di verificare la presenza anche nel DNA dell’Hovawart dei cd. “aplotipi protettivi”, 4 varianti localizzate su un cromosoma diverso da quello del gene della DM. L’approfondimento molecolare circa la presenza e la frequenza di queste varianti nel DNA della nostra razza, potrebbe permettere in futuro di determinare il maggiore o minore grado di rischio dell’insorgere della malattia in un Hovawart affetto da DM.
Vista l’importanza di questa nuova scoperta, abbiamo deliberato nell’ultima riunione di ottobre 2017 di proseguire con il Progetto Nebbia verso questa direzione.

HCI è sempre stato il puntuale portavoce dei risultati scaturiti dalla Ricerca anche nei confronti dei Club stranieri che fanno parte della federazione internazionale che tutela la razza Hovawart (IHF).
Le delegazioni straniere hanno inizialmente accolto con diffidenza le prime scoperte. Man mano che il tempo è passato il panorama internazionale intorno alla Mielopatia Degenerativa si è molto diversificato:
alcuni Club europei, tra cui il Club tedesco RZV (detentore dello standard della razza), hanno continuato a minimizzare sull’evenienza di effettuare test genetici sulla DM, mentre in altri Paesi è cresciuto l’interesse nei confronti dei risultati ottenuti grazie alla Ricerca attivata da HCI con Unibo, al punto da prendere direttamente contatto con Bologna per valutare nuove collaborazioni o addirittura da rendere obbligatorio il test DM per evitare la nascita di cuccioli affetti da DM, come ha fatto il Club tedesco HZD.
Questa diversità di approccio nei confronti della DM ha comportato difficoltà all’interno del Club tedesco RZV, quando parte dei soci del Club stesso ha espresso pubblicamente di non concordare con l’orientamento che la dirigenza del Club sta portando avanti nei confronti della malattia. Nei mesi scorsi abbondavano pubblicazioni su vari strumenti di comunicazione con lo scopo di mettere in risalto o ridimensionare (a seconda degli autori) l’importanza di eseguire i test DM.

E che dire della diatriba nata sempre tra RZV e HZD, l’altro Club tedesco che invece ha deciso di rendere obbligatorio il test DM?
Durante l’ultima riunione IHF tenutasi in Svezia a fine settembre 2017 una parte dei convenuti ha tentato di isolare HZD, mettendo in evidenza come il Club tedesco fosse l’unico a pretendere che il test DM fosse obbligatorio.
A tale scopo è stato chiesto a tutte le delegazioni presenti se avevano o non avevano intenzione di rendere obbligatorio il test nei rispettivi Paesi. Anche l’Italia ha dovuto rispondere “no” perché HCI, al contrario di altri Club stranieri, non può rendere obbligatorio il test, non ne ha il potere. L’unico ente che in Italia detiene questa prerogativa è l’Enci. Questo aspetto era stato ribadito in sede IHF anche in passato.
Credevamo che tutti gli sforzi e le iniziative portate avanti negli ultimi anni da HCI fossero in ogni caso sufficienti per ribadire il tipo di approccio che l’Italia ha assunto nei confronti di questa malattia, nonostante abbiamo dovuto rispondere “no” perché non potevamo assumere un impegno che andava oltre le competenze a noi attribuite dalla legge e non avremmo potuto mantenere.
La campagna informativa iniziata sin dal 2013 ha fatto sì che la maggior parte degli allevatori italiani abbia testato i propri esemplari e affrontato negli ultimi anni gli accoppiamenti in maniera consapevole, nonostante il test in Italia non sia e non possa essere obbligatorio.
Invece, la sola parola “no” comunicata dall’Italia durante la riunione IHF ha assunto rilevanza per l’articolo sul giornalino del Club RZV, pubblicato per esporre deliberatamente quanto discusso durante la riunione.
L’Italia ha espressamente chiesto la rettifica del verbale della riunione IHF per ribadire e puntualizzare  i motivi per cui HCI non può rendere obbligatorio il test e ha già comunicato di non potere approvare il suddetto verbale se la rettifica non verrà inserita.

In ogni caso restiamo dell’avviso che siano i fatti e non le parole riportate su un giornalino la migliore testimonianza di quale sia in realtà la posizione e l’impegno di Hovawart Club Italia nei confronti della Mielopatia Degenerativa. 

Il Consiglio Direttivo di HCI