Il Progetto Nebbia – Studio sulla mielopatia degenerativa nella razza Hovawart, come molti di voi sanno, ha visto la luce alla fine del 2013; nell’arco dei primi sei mesi dell’anno 2014 sono stati raccolti 109 campioni biologici di cani Hovawart messi a disposizione per l’Università di Bologna per l’avvio dello studio sullo sviluppo di questa malattia nella nostra razza.
Inoltre, grazie al contributo di alcuni allevatori, è stato possibile confermare tramite esame clinico, eseguito dal Prof. Gandini, e poi autoptico la presenza della patologia anche nella nostra razza. Ma questo, purtroppo, lo sospettavamo già, e per questo motivo abbiamo dato il via al progetto.
Oggi raccogliamo i primi frutti di questo sforzo collettivo e si tratta di risultati di notevole rilievo.
Innanzitutto, abbiamo verificato con quale frequenza è presente la mutazione genetica associata alla mielopatia degenerativa. Sul totale di 109 campioni esaminati abbiamo ottenuto i seguenti risultati:
frequenze genotipiche G/G 55 > 50,46%
G/A 43 > 39,45%
A/A 11 > 10,09%
Frequenze alleliche G 153 > 69,55%
A 65 > 29,55%
Chiariamo per i meno esperti:
In ogni gene sono presenti due alleli, uno di provenienza paterna e uno di provenienza materna; per questo motivo i risultati di un test genetico, che esamina entrambi gli alleli, si esprimono con due lettere.
Nel nostro caso, identifichiamo il risultato del test con le lettere G e A.
G è la lettera di identificazione dell’allele selvaggio (wild type), cioè l’allele senza la mutazione.
A è la lettera di identificazione dell’allele che contiene la mutazione associata alla mielopatia degenerativa.
La frequenza genotipica è il numero di volte che quella specifica combinazione compare nel patrimonio genetico del totale dei soggetti esaminati.
La frequenza allelica è il numero di volte in cui compare quella specifica caratteristica genetica (essendo due alleli il numero raddoppia).
Se per un verso possiamo anche essere confortati dai dati su riportati poiché ci sono razze, per esempio, in cui la frequenza genotipica è intorno al 70% di cani che presentano la mutazione associata alla mielopatia degenerativa, dall’altro se si continuasse a riprodurre senza l’assistenza del test, il risultato inevitabile sarebbe quello di continuare ad assistere ad altri casi di malattia associata al genotipo A/A nella nostra razza
E veniamo quindi a parlare del test.
La mutazione è stata identificata nel 2009 da J. Coates e dalla sua equipe di ricercatori nel gene SOD1 ed è stata denominata 118c: G/A; all’epoca è stata ricercata su circa 33.000 cani appartenenti a 222 razze canine ufficiali. In questa ampia casistica, la mutazione ed è questo che fa dire ai ricercatori che la mutazione G/A è associata alla comparsa della mielopatia degenerativa in quanto tutti i cani ammalati erano risultati A/A al test.
Successivamente, molti laboratori nel mondo hanno iniziato a eseguire i test per la ricerca della mutazione. Tuttavia, sono emerse e sono state documentate incongruenze tra i risultati di laboratori diversi sugli stessi cani e incongruenze fra cani imparentati non riferibili a errori di parentela.
La nostra ricerca sta iniziando a dare una risposta scientifica a queste incongruenze.
Il 15 novembre scorso il prof. Fabio Gentilini ci ha presentato i risultati del lavoro svolto per quanto attiene il test.
Nella razza Hovawart sono state identificate altre due mutazioni vicine alla mutazione nota e associata alla malattia del gene SOD1; in particolare una di queste 2 mutazione si è dimostrata la causa dell’incongruenza perché impediva il corretto appaiamento delle sonde oligonucleotidiche usate nel test. In particolare, questa mutazione impedisce la amplificazione dell’allele wild—type per cui soggetti eterozigoti G/A possono risultare A/A testai con sonde oligonueleotidiche che si alleneano in corrispondenza di questa mutazione. Nel caso specifico alcune incongruenze osservate erano cani genotipizzati come A/A erano in realtà eterozigoti G/A. )
Questo ha rilevanza in allevamento secondo il seguente schema:
Prima ipotesi (test standard)
|
|
Genitori |
|
|
|
|
|
|
|
|
A/A |
|
G/G |
|
|
|
|
|
|
1°generazione |
100% |
G/A |
|
G/G |
|
|
|
|
|
2°generazione |
|
G/A |
50% |
G/G |
Se il risultato del test del genitore A/A non è esatto, il risultato del test della 1° generazione non potrà essere 100% G/A (portatore sano)
Seconda ipotesi (test che tiene conto della nuova mutazione scoperta)
|
|
Genitori |
|
|
|
|
|
|
|
|
G/A |
|
G/G |
|
|
|
|
|
|
1°generazione |
G/A |
50% |
G/G |
|
Avremo quindi la ragionevole certezza che la 1° generazione sarà 50% G/A (portatori sani) e 50% G/G (esenti), con tutte le considerazioni del caso da fare in allevamento.
Questa inoltre è la strada da percorrere se vogliamo ridurre il numero dei cani a rischio di ammalarsi, non abbasseremo la frequenza allelica, ma la frequenza genotipica.
I risultati di questa ricerca sono stati presentati dai nostri ricercatori al Congresso Mondiale di Genomica che si è tenuto a Cambridge lo scorso giugno, suscitando un particolare interesse tra gli addetti ai lavori.
Nell’arco di sei mesi, un anno verrà presentata la pubblicazione completa della scoperta da parte dei nostri ricercatori, che non hanno ritenuto etico brevettare il nuovo metodo ed a quel punto qualunque laboratorio potrà avvalersi delle nuove metodologie. Già oggi un laboratorio americano ha richiesto, e gli è stata inviata, la nuova metodologia di esecuzione. Altrettanto interesse ha suscitato la presentazione di questi risultati fatta alle Commissioni Allevamento della Federazione Internazionale Hovawart – IHF, in occasione del meeting di San Rossore, non solo siamo riusciti, con la serietà della nostra ricerca, a convincere molti paesi della realtà della mielopatia degenerativa nella razza Hovawart, ma sono anche stati fugati i dubbi che suscitavano i dati incongruenti dei test eseguiti dai vari laboratori.
La diagnosi genetica della mielopatia degenerativa è stata brevettata in America.
Al momento la situazione mondiale per quanto riguarda l’esecuzione del test è la seguente: negli USA il brevetto è stato revocato, pertanto l’esecuzione del test da parte dei laboratori è libera. In Europa, lo stesso brevetto fortemente ridimensionato nella sua estensione è attualmente in vita ed è stato concesso in licenza esclusiva ad un solo laboratorio; contro questo brevetto è stata presentata formale opposizione da parte di più soggetti.
Come vi sarà chiaro sarebbe stata opportuna una maggiore partecipazione alla giornata del 15 novembre, perché stiamo ottenendo risultati importati non solo per il singolo cane, ma per tutta la razza e sarebbe stato possibile fare ad un tecnico tutte le domande che necessitano di una risposta tecnica, esattamente come hanno fatto coloro i quali hanno partecipato.
Rispondo qui anche ad una domanda che mi è stata fatta, ovvero come mai il mio nome compare tra gli autori della pubblicazione: il mio nome compare in quanto rappresentante del Club e persona che ha provveduto ad organizzare la ricerca in nome e per conto dello Hovawart Club Italia. Chi ha dimestichezza con le pubblicazioni scientifiche sa che le riviste hanno stringenti criteri per riconoscere l’autorship, e tali criteri sono consultabili pubblicamente, e l’organizzazione della ricerca, cosa di cui mi sono occupata, è tra questi criteri; altre responsabilità di profili diversi possono essere riconosciute nei ringraziamenti ma non sono ascrivibili a titolo di co-autore della pubblicazione.
L’importante sono i risultati che si ottengono, e non chi fa cosa, e noi oggi possiamo dire che abbiamo fatto qualcosa di importante e di vero per il bene della razza.
Sempre il giorno 15 novembre abbiamo dato l’avvio al secondo step della ricerca, ovvero l’identificazione degli effetti biologici che queste mutazioni potrebbero comportare, quindi è stato necessario fare un ulteriore prelievo ad una serie di soggetti specifici i cui proprietari erano stati convocati personalmente, in quanto questo nuovo esame prevede lo studio di un elemento estremamente labile, l’RNA, che ha richiesto provette particolari che contengono prodotti che impediscono il rapidissimo decadimento di questo elemento e un immediato processo di centrifuga e conservazione degli elementi estratti (globuli bianchi e piastrine) che lo contengono. Questo è il motivo per cui è stata richiesta la presenza dei cani.
Proprio per questo motivo abbiamo richiesto e finalmente ottenuto il finanziamento della ricerca da parte dell’ENCI, cosa che ci deve rendere tutti particolarmente orgogliosi sia in termini di riconoscimento al lavoro che il nostro Club sta svolgendo per il bene della razza tutelata, sia in termini di risultati pratici che stiamo ottenendo e che potremo ottenere con l’aiuto economico che ci è stato concesso.
Prof. Fabio Gentilini
Dott.ssa Maria Elena Turba
Elisabetta Rombolà